Lui stava barcollando sotto la pioggia che scendeva a colpire quella
figura d'essere umano. Rick era completamente bagnato, ma non se ne curava.
L'acqua che si era raccolta nei suoi lunghi capelli gli scendeva sul volto,
e questo, assieme agli occhi neri e al pizzetto, gli davano un'aria tenebrosa.
Stava pensando a Lei, a quello che gli era successo durante il giorno.
Era sconvolto, distrutto, drogato e soprattutto innamorato. Ma Lei lo prendeva
in giro, lo derideva di fronte alle compagne, e lo evitava. Tutto questo
era successo anche oggi e il suo cuore si era spezzato completamente, non
riusciva più a connettere.
Quell'amore lo aveva fulminato, lo aveva cotto pian-pianino e quando
si era fuso ha cominciato a torturarlo. Lui si odiava, Lei non lo voleva
conoscere. Perché?
Ma queste erano domande che adesso non gl'importavano. Aveva bisogno
di sfogarsi. Si diresse verso il fiume, dove sapeva di trovare ciò
che cercava: barboni, la feccia della nostra società, come li definiva
il ragazzo. Impugnò il suo coltello a serramanico e lo aprì,
davanti a lui c'era il ponte principale d'Asciba, e sotto c'era un essere
avvolto in stracci che dormiva.
Rick abbassò il coltello sulla gola del poveretto, quello si
svegliò, si dimenò per un attimo e poi si riaddormentò
per un sonno un po' più lungo. Ma il barbone non dovette solo subire
la morte, Rick completamente pazzo continuò ad accoltellare il corpo,
e il sangue li colava tra le mani, gli spruzzava sul viso, e ridendo continuò
finché non fu completamente fradicio, non solo d'acqua, ora pure
di sangue.
Arrivò a casa in uno stato di pazzia totale, continuava a ripetere
il nome di Lei, si sdraiò sul pavimento si dimenò e continuava
a ridere. Le piastrelle intanto si tingevano di rosso e lui continuava
a divincolarsi come un maiale nel fango.
Dopo alcuni minuti sembrò che si fosse messo le rotelle a posto.
Sempre barcollando per l'effetto d'alcool e droghe, si mise a pulire il
pavimento, il coltello e le mani. Intanto si era pure messo a canticchiare
una canzone dei Metallica: "Nothing else matters". Si fece una doccia e
poi si stese sul letto. Prese un libro, lesse e si addormentò.
La mattina Rick si svegliò, preparò la cartella e dopo
una breve colazione corse a prendere il bus.
Arrivò a scuola dieci minuti prima delle lezioni, fumò
una paglia e poi si diresse a tedesco. Nel corridoio di quel Liceo superaffollato
incontrò degli amici e li salutò senza badarci troppo. Arrivò
in aula dove c'erano già dentro alcuni compagni. C'era un gruppo
di cinque ragazzi licealiallievimodelloleccaculoecceccc, quattro ragazze
verginelleochestupideebrutte e infine c'era l'amico Martin, un pazzo di
computer che suonava assieme a Rick nel complesso dei "Note Killer". Era
l'unico essere accettabile della classe, tutti gli altri erano banali,
soliti, roba già vista. Non c'era nemmeno una bella girl nella 3C.
A Rick non piacevano i gruppi di gente all'ingrosso e così meno
persone conosceva in quella scuola meglio era. Certo esistevano quelli
che erano veramente da conoscere, tipo Martin, Nicole, Claude, Forrest,
Sveva e naturalmente Lei. L'unico problema era che Rick non conosceva Lei,
ma l'amava alla follia.
Le ore scolastiche non passarono mai e una volta arrivati alla pausa,
il ragazzo s'incontrò con gli amici del suo gruppo musicale, che
sono i cinque nomi sopracitati, tranne Nicole. Questa ragazza era una tipa
strana, molto gentile, ed era in stretta amicizia con Rick. I due si erano
conosciuti durante le ore facoltative di latino, e dopo un paio di giri
in bus assieme, si erano legati in un'amicizia affettiva quasi fraterna.
La giornata passò, e di sera ci fu un incontro a tre a casa
di Martin. Il padrone di casa aveva invitato la sua ragazza, Sveva, ed
il suo amico a vedere un film, era un horror scadente degli anni ottanta
ma i soci si divertirono. In mezzo al film, dopo uno squartamento, Rick
si rullò uno spino e si tranquillizzò per la serata, e intanto
i suoi pensieri avevano lasciato le case dell'orrore e lo splatter ed erano
andati su argomenti più piacevoli, o dolorosi?
Ripensò a Lei, oggi non l'aveva vista. Forse era meglio così,
non lo avrebbe ferito. Lei era troppo dolce, aveva un viso angelico, era
stupenda, ma lo torturava, forse involontariamente, e Rick soffriva. Sembrava
un tipo sicuro di sé, un leader (in effetti, nel gruppo musicale
lo era), ma quando s'innamorava era un disastro. Gli capitava raramente,
normalmente lui stava assieme alle ragazze solo per poco tempo e solo per
il loro corpo. Ma con Lei era diverso, provava un amore divino, sacro,
profondo e doloroso per il fatto che non era corrisposto, o forse lo era?
Non sapeva cosa fare, normalmente lui andava tranquillamente dalle ragazze
che conosceva un po', faceva il duro e poi se le portava a letto, era una
tattica infallibile e sessualmente appagante, ma non era questo che lui
voleva da Lei. Lui voleva amare veramente, aveva bisogno d'affetto.
Il film finì e dopo un'ora di chiacchiere tra amici lasciò
Martin e Sveva a divertirsi e se n'andò a casa. Prima di andare
a letto, prese la sua chitarra e si mise a suonare ed a cantare a squarciagola
delle canzoni dei Nirvana fino a perdere la voce. Poi si mise a piangere
ed andò a letto.
La mattina dopo sembrava uno zombie, aveva delle occhiaie nere e camminava
a testa bassa, i primini si spaventarono a vederlo passare e questo fatto
lo fece sorridere. Salì una rampa di scale e vide che su quel piano
c'era Lei. Lei lo vide, si girò e prese un corridoio laterale. Rick
rimase fermo a guardarla andar via. Ma non stava guardando il suo corpo,
come avrebbe fatto per un'altra ragazza. La guardava dentro, nella sua
anima, e lui desiderò tanto di poterla abbracciare, solo abbracciare,
è questo che lui voleva da Lei: tenerezza.
Con in mente l'immagine magica, si diresse verso la lezione d'inglese.
La schifosa ora d'inglese, non per la lingua (che lui adorava) ma per il
fatto che queste ore le si facevano in comune con un'altra classe in cui
c'erano due froci dichiarati. Oltretutto l'aula era divisa in banchi da
quattro persone e Rick doveva stare con questi due esseri inferiori.
La lezione iniziò tranquillamente, lui era sempre calmo e non
parlava mai, forse perché sempre sotto influsso dei residui di droghe.
Ad un certo punto l'ora si scaldò. Il banco dei due froci era un
fondo all'aula e perciò i discorsi dalle retrovie non erano recepiti
dal docente. Questo fatto spinse Michael, uno dei due gay, ad iniziare
un discorso con Rick.
-Hei, Rick, mi hanno detto che vai dietro ad una di prima vero? Lei
non ti caga nemmeno, vero? Forse il tuo fascino sta scomparendo, non preoccuparti,
se ti senti solo ci siamo noi due a farti compagnia.-
Rick si alzò di scatto, prese Michael per il collo, e li tirò
un pugno che gli spaccò il naso, il gay cadde a terra e Rick, continuò
a tirare calci con le sue scarpe rinforzate, rompendo qualche costola al
pazzo che aveva osato dirgli quelle parole immonde. Il professore con l'aiuto
di diversi compagni fermarono questo pestaggio e Rick fu rispedito a casa.
Espulso per una settimana!
Finalmente un po' di vacanza. Lo avrebbe tenuto lontano da Lei, questo
forse l'avrebbe calmato, o l'avrebbe portato alla sua fine.
La settimana passò tranquillamente, Rick aveva trascorso le
giornate componendo delle canzoni con la chitarra, e con voce sognante
aveva cantato delle parole dolci d'amore. Un giorno era pure venuto a trovarlo
Nicole e avevano parlato dei loro problemi, e infine di Lei.
-Secondo me dovresti andarle a parlare.- disse la ragazza -Perché
non la inviti al cinema, a cena o da qualche parte. Io non ti capisco,
con Mara ti sei buttato a capofitto e le hai chiesto subito di andare fuori,
invece con Lei ti comporti come un timidone.-
-Lei è diversa- rispose Rick -io, non so…, ho paura che Lei
mi dica di no.-
-Ok, ma quando Sabine ti ha rifiutato non ti sei preoccupato. Il giorno
dopo sei uscito con Judith.-
-Queste sono ragazze, tu non capisci cosa provo per Lei, è qualcosa
di profondo, io… non so spiegarmi. Ho bisogno di Lei, voglio abbracciarla…-
-Ma se non glielo dici che sei cotto non potrai mai metterti assieme.-
-Si, ma io non voglio che mi dica di no.-
-Potrebbe anche dirti di sì-
-No, non credo, non sono sicuro, forse m'evita… Io ho bisogno d'amore.-
Nicole abbracciò il ragazzo, e i due stettero così per
un po' di tempo, sentendo l'amicizia scorrere tra di loro.
L'inizio della scuola fu un duro colpo per Rick che in tre giorni venne
colpito tre volte da un dolore indescrivibile e lacerante.
Il lunedì tornando a casa aveva Lei davanti a sé, era
accompagnata da tre amiche. Lui era dietro e aveva rallentato il passo
per ammirare la visione. Una delle amiche si girò, e riconobbe chi
c'era dietro, riferì la notizia alle altre, e pure loro si voltarono.
Lo fece anche Lei con uno strano sorriso sulle labbra. Dopo alcuni metri
le tre si fermarono. Rick non potendo rallentare ulteriormente dovette
sorpassarle, e purtroppo una volta passate le tre, dovette udire la voce
di Lei:
-Possiamo ripartire!-
Martedì, seconda botta psicologica. Come durante la settimana
d'espulsione Rick stava parlando con Nicole sul come poter avvicinare la
ragazza. I due scendevano le scale e incontrarono salendo il gruppetto
con Lei, e purtroppo risentì la sua voce:
-Oh cielo, guarda chi c'è!-
C'era qualcuno d'altro dietro a Rick? Era rivolta a lui la frase? Secondo
il ragazzo: Sì!
Al mercoledì non senti la voce di Lei, ma ci furono due episodi
che fecero riflettere il ragazzo. Il primo capitò subito il mattino.
Lui stava aspettando di entrare in un'aula, Lei gli doveva passare davanti
e accelerò il passo. Aveva fretta?
Alla sera il solito gruppetto di Lei + amiche stava andando a casa.
Ad un tratto Lei prese una strada diversa. Caso?
Alla sera del terzo giorno Rick era psicologicamente distrutto e per
ogni giornata passata, sempre più innamorato. Andò nel quartiere
Ribco (il più squallido della città) a prendersi un po' di
roba, aveva bisogno di viaggiare. Si fumò tre canne in successione,
si bucò e si ritrovò a terra viaggiando per paesi immaginari.
Intanto iniziò a piovere. Le lacrime si mescolarono alle gocce d'acqua.
Cosa doveva fare con Lei, parlarle? No, avrebbe detto di no. La mente lo
abbandonò, la droga era in tutto il corpo. Il veleno lo stava mangiando,
il corpo s'indeboliva e lui stava morendo psicologicamente. Un altro colpo
e sarebbe stata la fine, e questo arrivò, ma a causa di un'altra
faccenda.
Il venerdì, Rick arrivò a scuola ancora imbottito di
fumo e droghe. Aveva passato il giovedì sdraiato nella via dei drogati,
non era riuscito a reggersi in piedi.
La prima persona che incontrò fu Rudy Finton, il bullo della
scuola e la sua banda di deficienti. Bastò una frase per scatenare
la fine di Rick. Rudy disse:
-Hei perché non hai accettato l'invito di Michael, e del suo
socio finochietto? Almeno loro ti amano e non ti rifiutano come la primina!-
La testa di Rick esplose, vide che c'era una folla di gente che stava
assistendo alla scena, c'era anche Lei. Il ragazzo iniziò ad urlare
tutta la sua disperazione, corse fuori dal luogo di studio per finire sotto
al diluvio torrenziale che si stava abbattendo ad Asciba. Corse a casa,
dove distrusse molti dei suoi oggetti più cari. La chitarra andò
in mille pezzi lanciando un’ultima sorda nota, spaccò tutto ciò
che c'era di fragile nella casa.
Poi andò in bagno, prese del fondotinta bianco e si spalmò
la faccia di quella roba. Il risultato fu di sembrare un vero zombie. Si
sciolse i capelli facendoli scivolare in avanti coprendoli parte del viso.
Prese un rossetto e si tinse le labbra, mise della cipria e si colorò
le occhiaie di blu.
Andò poi nell'ufficio di suo padre e prese il revolver che c'era
nel primo cassetto.
Uscì in strada e andò in Via St.Andrea 15. Suonò
alla porta e venne ad aprire Michael. Rick con un sorriso maligno disse:
-Ho bisogno di compagnia.- e spingendo in casa il culatone richiuse
la porta a chiave. Michael cadde ed andò a sbattere contro un comodino,
volò per terra un vaso che si ruppe in mille pezzi.
Sentendo questi rumori Ben, che era il fidanzato di Michael, scese
dalla camera che si trovava al primo piano. Rick estrasse la pistola e
gli sparò in mezzo alla nuca. Michael spaventato cercò di
scappare su per le scale ma il ragazzo gli sparò su una gamba e
gridò:
-Culatoni bastardi, vi ammazzo per ciò che mi avete fatto-
-Ma, cosa abbiamo fatto?- chiese Michael in lacrime dalla paura.
-Esistete!- rispose Rick e andò in cucina a cercare qualcosa.
Ritornò con una bottiglia rosa.
-No, cosa vuoi fare. Nooo! Tu sei pazzo!- gridò il ferito.
Rick svuotò il flacone d'alcool sul corpo di Michael che si
mise ad urlare quando il liquido raggiunse la ferita.
-Bruciate nell'inferno bastardi, é questo il vostro regno-
Prese un accendino dalla tasca ed accese il ragazzo che era sulla scala.
Una volta completata la sua missione uscì dalla casa, ancora
sentendo le urla strazianti del bruciato vivo. Rick camminò sotto
la pioggia che cancellava i disegni che aveva sul viso.
Arrivò ciondolando alla Via Roses 7. C'era una bella casa, ma
soprattutto lui sapeva chi essa conteneva. Le avrebbe parlato, doveva farlo,
non poteva più resistere.
Suonò alla porta. Lei venne ad aprire e rimase impaurita nel
vedere quella figura d'essere umano, tutta fradicia, con la faccia parzialmente
coperta dai capelli e con resti di colori che si erano sciolti sotto l'acqua.
Lui disse solo una parola che esprimeva tutta la sua pazzia:
-Ti amo-
E prima che Lei potesse dire una qualsiasi cosa, prese la pistola e
si sparò nelle tempie.
Ci fu silenzio.
La pistola cadde, rimbalzò e finì tra delle rose. Lei
aveva le mani sul volto ed aveva una maschera d'orrore, la faccia bianca,
le labbra aperte e gli occhi increduli.
Il corpo di Rick cadde lentamente. Ed era contento, glielo aveva detto,
e lui non avrebbe ricevuto nessun rifiuto. -Soluzione ottimale!- pensò,
e continuò a pensare:
-Lei é bella.-
-Lei é bella.-
-Lei é bella.-
Lui è morto!